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MARTA CZOK
IN MEMORIAM

Istituto Italiano di Cultura a Cracovia
A cura di Henryka Milczanowska e Jacek Ludwig Scarso

Dal 25 Giugno al 20 Luglio 2025, 
Ulica Grodzka, 49, 31-001 Cracovia, Polonia
Ingresso libero
Inaugurazione: Mercoledi 25 giugno dalle 18:30
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Note Curatoriali

Le mostre di Marta Czok in Polonia sono state presentate per la prima volta nel 2017, all'Istituto Italiano di Cultura di Varsavia. Un'altra grande mostra personale si è tenuta al Museo della Caricatura, seguita da presentazioni nelle gallerie di Lublino e Łódź. Tutte queste mostre sono state organizzate in collaborazione con la Fondazione per l'Arte dell'Emigrazione Polacca 1939-1989.


Qualche anno prima era stata pubblicata sul bollettino d'archivio Polonia Italiana (n. 38/1/2006) una breve intervista all'artista dal titolo "Invece di parlare, dipingo". Nella sua intervista con la giornalista, Marta Czok ha parlato di sé come di un'artista di origine polacca il cui lavoro è conosciuto in tutto il mondo, ma non nella patria dei suoi antenati. Nell'ultima riga dell'intervista, ha espresso il desiderio di esporre i suoi dipinti in Polonia. Questo sogno - mostrare la sua arte in un paese con cui aveva profondi legami familiari - si è finalmente realizzato.


La mostra, che presentiamo ora all'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, è la mostra d'addio a questa Artista. Marta Czok è morta nel febbraio 2025 a Castel Gandolfo. La sua eredità artistica, custodita in una collezione privata di famiglia, rimane a disposizione grazie alla Fondazione Marta Czok con sede a Roma e a Venezia. Le opere dell'artista sono esposte in modo permanente nelle gallerie della fondazione e messe a disposizione per mostre temporanee in tutto il mondo.


La galleria di Cracovia dell'Istituto Italiano di Cultura presenta una selezione di opere che illustrano pittoricamente la vita e il carattere creativo di Marta Czok, opere mature e riconosciute a livello internazionale, ricche di espressione, ironia e riflessione umanistica. L'arte di Marta Czok è multistrato e multidimensionale, combinando una dura critica sociale con calore e umorismo. La sua pittura è una narrazione sottile, spesso satirica, della vita contemporanea, in cui il grottesco incontra la sensibilità infantile.


L'artista crea un mondo visto con gli occhi di una bambina, anche se ci parla con la voce di un'adulta. Le scene dei suoi dipinti - case senza pareti, piene di persone intente nelle attività quotidiane, interni che ricordano case di bambole - pulsano di emozioni: gioia, tristezza, contemplazione e gioco. Per comprendere appieno il suo messaggio, bisogna, come lei, diventare attenti osservatori della vita. Nell'opera di Czok l'infanzia - soprattutto quella trascorsa in Inghilterra - è sia fonte di ricordi che chiave di lettura contemporanea.


Altre opere assumono una dimensione simbolica e metaforica, rimandando alla storia, alla religione e alle parabole bibliche. Questi dipinti portano un forte messaggio morale, spesso rafforzato da brevi affermazioni dirette scritte sulla tela. In essi, Marta Czok funge da mentore: avverte, indica, mette in discussione. Articola in modo chiaro il suo punto di vista sul mondo contemporaneo, spesso usando l'ironia, mantenendo le distanze e il senso dell'umorismo.


L'importanza della tecnica nel lavoro di Czok non può essere trascurata: utilizza una tavolozza di colori limitata, una modellazione morbida e abbozzata e composizioni dinamiche. Le sue figure animate ed espressive attirano lo spettatore e lo costringono a fermarsi e riflettere. I suoi dipinti fungono da specchi, riflettendo frammenti della nostra vita che spesso passano inosservati nella frenesia della vita quotidiana. A volte i suoi personaggi esagerati e caricaturali aggiungono uno strato di umorismo arguto senza sminuire la serietà del messaggio.


L'arte di Marta Czok commuove, intrattiene e stimola la riflessione. La sua pittura è una sintesi di esperienza, memoria e profonda riflessione sul mondo, sia quello che conosciamo sia quello che spesso non riusciamo a vedere.


Henryka Milczanowska

Marta Czok - Archiviando un'Eredità Jacek Ludwig Scarso Quando mia madre, Marta Czok, è morta lo scorso febbraio, è stato un totale shock per tutti noi. Aveva sempre scherzato, con il suo approccio arguto e senza fronzoli, sul fatto che la sua morte ideale sarebbe avvenuta mentre impegnata nel suo studio, ancora all'apice delle sue forze creative. Ed è esattamente quello che è successo. Il trauma che ne è derivato, per tutti gli ammiratori del suo lavoro e soprattutto per noi, la sua famiglia, è difficile da concepire, ma mitigato dall'eredità che ci ha lasciato e dal nostro desiderio di proiettarla nel futuro. In qualità di Senior Curator della Fondazione Marta Czok, operando da Roma, Venezia e dalla mia base qui nel Regno Unito, c'è bisogno di combattere il tumulto emotivo di questo momento doloroso con una spinta a continuare a posizionare Marta Czok nella storia dell'arte contemporanea. Mia madre era un'outsider su tanti livelli: la sua identità apolide (nata a Beirut da una famiglia polacca che trovò asilo politico a Londra all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, per poi trasferirsi in Italia negli anni '70 dove stabilì a sua carriera); la sua posizione di artista donna, in un mercato dell'arte che, nell’Italia degli anni '70 fino agli anni '90, era invariabilmente al maschile; e il suo approccio artistico che ha sostenuto fortemente l’importanza del figurativo in un mondo dell'arte in cui gli stili concettuali e astratti erano considerati più "contemporanei". Questa posizione di outsider dava energia e irriverenza alle sue tele. Osservate attentamente: anche l'immaginario più tenue di vita domestica ha intenzionalmente un senso di sottile instabilità nella composizione - il pericolo è sempre presente, implicito o esplicitamente rappresentato. Eppure tutto parte da un'estetica illustrativa, che appare deliberatamente naïve, celando sia i dettagli minuziosi e l'attenta stratificazione delle tecniche (nei suoi ultimi anni, acrilico, grafite e carboncino), sia i toni spesso satirici che rendono il suo lavoro così distinto. Mia madre guardava il mondo in una costante oscillazione tra ottimismo e cinismo: le gerarchie sociali, la guerra e l'ideologia del potere sono spesso al centro delle sue opere, alternate a momenti di gioia fugace nella quotidianità. Il suo senso dell'umorismo, dall’ordinario al satirico, è sempre presente. È così che pensava: in battute e scherzi visivi che mitigavano il suo modo tumultuoso di vedere la vita. Poco dopo la sua prematura scomparsa, abbiamo commissionato un video che documentasse il suo studio, esattamente come lo aveva lasciato: migliaia di colori, pennelli e strumenti artistici; posaceneri traboccanti, l'immancabile radio della BBC, libri e giornali, e i suoi schizzi e appunti sparsi ovunque. Questo era il mondo di Marta Czok, che osservava quello esterno dal suo studio apparentemente caotico, dove trovava il suo conforto: mai desiderosa di uscire, ma sorprendentemente a suo agio e piuttosto stravagante nelle occasioni sociali a cui partecipava. Questo mondo disordinato ma accattivante è ora al centro di un complesso processo di archiviazione. Costruire un archivio è molto più che catalogare ogni opera, anche se questo di per sé non è un'impresa da poco: si tratta tanto di guardare indietro quanto di guardare avanti, pensando all'archivio come un'opportunità sperimentale per continuare a riscoprire e ricontestualizzare l'opera di Marta Czok. Con questo spirito, stiamo attualmente esponendo una mostra parallela a Venezia, intitolata Marta Czok ARCHĪVUM VR Edition, in collaborazione con Anise Gallery di Londra e AVR London, che esplora un viaggio in realtà virtuale all'interno del suo lavoro. Successivamente, lavoreremo con l'Università di Urbino e il Laboratorio Imaging for Humanities su un nuovo progetto che utilizza le più recenti tecnologie di modellazione 3D per digitalizzare le opere della nostra collezione, allo stesso tempo contestualizzando all’interno del progetto Tangible Archives presso la London Metropolitan University. Soprattutto, continuiamo a presentare il suo lavoro a livello internazionale, con un'enfasi particolare su quei luoghi che sono di particolare significato per la sua vita. Questa mostra, con il prezioso contributo di Henryka Milczanowska, della Fondazione per l'Arte dell'Emigrazione Polacca 1939-1989 e dell'Istituto Italiano di Cultura di Cracovia, ne è un perfetto esempio. Al di là della tecnologia e degli sforzi di archiviazione, le opere di Marta Czok continuano a parlare, provocare emozioni e riflessioni; e, facendo ciò, lei continua a vivere con loro.

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Marta Czok, Holy Western Democrat. Acrilico e grafite su tela.

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Marta Czok, A New Crisis. Acrilico e grafite su tela.

Marta Czok's Studio, documented by Carlotta Domenici De Luca

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